Il filo british tra fotografia e pittura

img_4480ll colpo d’occhio è stimolante. Disposti vicino ci sono John Singer Sargent, già protagonista di una grande mostra a Londra, e Dante Gabriel Rossetti,  Turner e Whistler, e accanto vediamo le fotografie di Julia Margaret Cameron, William Henry Fox Talbot e di altri meno noti fotografi che si sono ispirati alla pittura.

La mostra Painting with Light racconta la complessa, affascinante relazione  che la fotografia britannica nel momento della sua nascita intrattiene con la pittura nel XIX e inizio del XX secolo, evolvendosi sempre di più come arte indipendente e sottraendosi così all’iidentità ambigua che ne caratterizza l’origine. Del resto, come sottolinea Claudio Marra nel bel saggio Fotografia e pittura nel Novecento, il fatto che a fondamento tecnico della fotografia ci sia uno strumento come la camera oscura ha come stabilito un patto di ferro tra l’invenzione di daguerre e tutta la storia della pittura moderna. Nella mostra londinese si ripercorre un passaggio della storia dell’arte, a partire dai Preraffaelliti nel XIX secolo,  in cui le affinità tra fotografi e pittori erano rafforzate da una tecnica condivisa, quella di lavorare in studio, creare tableaux, narrazioni per immagini destinate alla borghesia che leggeva Dickens.

review-painting-with-light-exhibition-at-tate-l-p_yurxA parte il piacere di rivedere riuniti capolavori come Beata Beatrix e Carnation, Lily, Lily, Rose, è interessante notare come dalla sensuale modella del pittore Julia Margaret Cameron prenda ispirazione per il suo ritratto femminile in bianco e nero, severo e meno sensuale, o come il quadro di Sargent abbia ispirato John Cimon Warburg per il ritratto della figlia Peggy in giardino.

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In entrambi i casi la pittura è sontuosa e dettagliata, ma la fotografia sembra imporsi da subito come medium della modernità. Lo vediamo con evidenza nella foto di Minna Keene (sopra): Decorative study rappresenta la figlia Violet con un piatto di melograni. La foto ha qualche affinità con Proserpina di Dante Gabriel Rossetti, ma la modella qui, a sua volta fotografa, guarda lo spettatore con un’aria confidenziale che ci sembra moderna. Nella mostra non potevano mancare i tableaux di  Clementina Lady Hawarden, ma ci sono anche nomi meno famosi, come quello di Peter Henry Emerson, dapprima critico puntuto dei notturni ‘sinistri’ di Whistler, poi devoto al punto da dedicargli un lavoro fotografico, Marsh Leaves, che ne ripercorre le suggestioni eteree e gli effetti.