Annie Leibovitz, Serena Williams i bottoni di Emily Dickinson

Serena Williams - copyright Annie Leibovitz (Ansa)

(Ansa)

L’imponente tennista Serena Williams illustra con il suo ritratto lo sguardo adottato da Annie Leibovitz per il calendario Pirelli 2016: immagini etichettate come ‘femministe’ – se vogliamo definire il sottrarsi della fotografa al cliché del nudo glamourous tipico del calendario e della cultura imperante – per l’attenzione alla forza di donne scelte in quanto eccezionali per il loro contributo al mondo. (E però Leibovitz nel 2000, per il suo primo calendario Pirelli, aveva indugiato sul nudo).

Ma a proposito di ritratti ci viene in mente quel suo lavoro così impressive che ritrae dei personaggi in absentia. Pilgrimage fa vedere le case di personalità del passato per lei significative: Emily Dickinson – la poetessa preferita di Susan (Sontag) – Virginia Woolf, Freud, Charles Darwin, Elvis Presley, Louisa May Alcott, Georgia O’Keefe.

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Sarà anche ‘dirompente’ mostrare donne non nude e di indubbia personalità in un calendario tradizionalmente riservato al veuyerismo, ancorché patinato. Ma volete mettere questi scatti poetici, commoventi come il dettaglio dell’ultimo vestito rimasto di Emily Dickinson, ad Amherst; quei bottoni che si stagliano da un tessuto prezioso e semplice allo stesso tempo – com’erano i suoi versi – e che saranno stati sfiorati moltissime volte nella solitudine della reclusione?
Con rispetto per la scultorea Serena, in questa versione di Leibovitz c’è moltissima forza.