Man Ray è tra i più importanti artisti delle avanguardie negli anni Venti e Trenta a Parigi. Figura chiave del Dadaismo (già a New York) e poi anche del Surrealismo, le sue opere si declinano in vari media, anche quello filmico. Da esponente di spicco del ‘cinema puro’, o Pur Cinéma, rifiutava concetti ‘borghesi’ come il personaggio, l’ambientazione e la trama.
Ecco quattro esempi del cinema di Man Ray (nato Emmanuel Radinski a Filadelfia); piccoli gioielli di sperimentazione, variazioni sul suo mondo fotografico.
Le retour à la raison (Ritorno alla ragione, 1923) è fondamentalmente un prolungamento cinetico della fotografia di Man Ray. Molte delle immagini del film sono fotogrammi animati, una tecnica in cui oggetti opachi o parzialmente opachi sono disposti su un foglio di carta fotografica e esposti alla luce. La tecnica è antica quanto la fotografia stessa, ma Man Ray aveva il dono dell’autopromozione, e aveva coniato il nome di rayogrammi. Per Le Retour, Man Ray ha disposto oggetti come sale e pepe e perni sulla carta fotografica. Ha girato anche sequenze in movimento di una giostra al parco giochi e di altri soggetti, tra cui il torso nudo della sua modella e amante, Kiki di Montparnasse.
Il film di 16 minuti di Emak Bakia contiene alcune delle stesse immagini e tecniche visive di Le retour à la raison, tra rayographs, immagini doppie e negative. Ma le sequenze in movimento sono più inventive, con distorsioni oniriche e inquadrature inclinate. L’effetto è surreale. In risposta ai critici che vorrebbero soffermarsi sui meriti o difetti del film, scrisse Man Ray nelle note del programma, si può rispondere semplicemente traducendo il titolo di Emak Baki – una vecchia espressione basca -, scelto perché suona in modo grazioso e significa ‘dateci un periodo di riposo’.
L’Etoile de Mer (La Stella del mare) è una collaborazione tra Man Ray e il poeta surrealista Robert Desnos. Ci sono Kiki de Montparnasse (Alice Prin ) e André de la Rivière. Le immagini, sfocate e distorte, sono realizzate scattando all’interno di specchi e attraverso il vetro grezzo. Il film è più sensuale rispetto alle opere precedenti di Man Ray.
Il più lungo tra i suoi film, Les Mystères de Château de Dé (la versione sopra è stata ridotta) segue una coppia di viaggiatori da Parigi alla Villa Noailles a Hyères, che ha un giardino cubista triangolare disegnato da Gabriel Geuvrikain. Realizzato come un documento architettonico, è il film in cui Man Ray dimostra meglio l’atteggiamento interdisciplinare, specie nel riferimento al poema di Mallarmé, Un coup de dés jamais n’abolira le hasard. (da Open Culture)