‘L’arte è garanzia di salute mentale’. Le Cells di Louise Bourgeois a Monaco

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Louise Bourgeois per oltre venti anni  costruì quelle soffocanti stanze da bambini chiamate Redroom, arredate con ghigliottine e altri strumenti di tortura (amo gli ambienti claustrofobici, almeno si conoscono i propri limiti, spiegava), e una serie di sessanta versioni Bourgeois del focolare domestico, Cells (cellule), di cui troviamo un primo abbozzo in sue opere giovanili, come la Femme Maison del 1946/47, sorta di architettura prigione in cui viene ingabbiato il corpo di una donna. Trenta di queste Cellule sono per la prima volta alla Haus der Kunst di Monaco di Baviera (fino al due agosto), evento che poi sarà in tour mondiale fino al 2017.

Proprio quelle Cells, esposte nel 1983 alla Biennale di Venezia, l’hanno fatta conoscere anche in Italia. Mani di marmo che si torcono, bolle di vetro sulle sedie, a dimostrare una fragilità umana un po’ intoccabile. Ma dove la relazione è fondante. Jean-Paul Sartre dice in Huis Clos : ‘L’inferno sono gli altri’. Io dico che l’inferno è l’assenza degli altri – ecco l’inferno, leggiamo dal libro recensito sotto.

Bourgeois-ok-bIn questo prezioso libro in lingua italiana dedicato a lei – Distruzione del padre/Ricostruzione del padre. Scritti e interviste – si alternano scritti sulla vita e il lavoro. Si comincia con pagine di diario di una ‘Louison’ dodicenne (ritrovate da un antiquario a Parigi nel 1996), si finisce con brani di interviste e colloqui degli ultimi vent’anni. Mettendo in guardia dal potere delle parole. Le parole di un artista vanno sempre prese con cautela. L’opera finita è spesso estranea a – e talvolta in contraddizione con – quanto l’artista sentiva o voleva esprimere inizialmente […] L’artista che discute il cosiddetto significato della sua opera spesso descrive una questione letteraria marginale.

Sono diversi i registri che scandiscono il libro. Se le lettere all’amica, a sua volta artista Colette Richarme, rimandano dettagli biografici e con la freschezza di confidenze giovanili, (ma gà significative della sua opera successiva, come il desiderio inesausto di afferto materno, quel ‘materno’ che nella sua scultura prenderà le forme di un enorme ragno) gli articoli che riguardano riflessioni sull’arte, sul processo creativo e sulla sua opera affrontano temi complessi con una linearità argomentativa affascinante.

Distruggiamo proprio quello che più desideriamo. E’ un mistero tragico. E’ un soggetto che mi interessa ancora oggi, scrive a commento di un’opera (The Puritan, testo e 8 incisioni), del 1947. Nello stesso modo profondo e sorprendente la Bourgeois spiega opere centrali del suo percorso artistico, come quelle Cells esposte nel 1983 alla Biennale di Venezia, che l’hanno fatta conoscere anche da noi. Mani di marmo che si torcono, bolle di vetro sulle sedie, a dimostrare una fragilità umana un po’ intoccabile. Ma dove la relazione è fondante. Jean-Paul Sartre dice in Huis Clos : ‘L’inferno sono gli altri’. Io dico che l’inferno è l’assenza degli altri – ecco l’inferno.

louisePoi ci sono sono pagine che sfiorano modo non convenzionale certi personaggi del Novecento che l’artista ha incontrato. Per esempio André Breton e Marcel Duchamp (Breton e Duchamp mi rendevano violenta… il loro pontificare… Essendo un’esule, le figure paterne mi davano ai nervi), Fernand Léger (suo “maestro”), Mark Rothko, Alberto Giacometti (Era un uomo difficile. Aveva una grande paura di uscire. Era paralizzato dalla paura. Tutti erano gentili con lui, ma era come un bimbo perduto), Francis Bacon, a cui dedica uno scritto (Guardare i suoi quadri mi rende viva. È quasi come essere innamorati. La sua opera è uno dei più grandi omaggi alla donna),  Robert Mapplethorpe, autore del suo più celebre ritrattoContinua a leggere