È l’ultima immagine di Čajkovskij. Nonostante avesse successo e soldi, nel 1893, a 53 anni, il compositore appare sofferente, triste e invecchiato.
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Il 21 ottobre ebbe luogo una prova privata della sinfonia, eseguita da un gruppo di insegnanti e di allievi del Conservatorio di Mosca. Alcuni dei musicisti erano ovviamente perplessi, e alla première la risposta del pubblico fu meramente educata, mentre la stampa in generale stabilì che la sinfonia era di qualità inferiore rispetto alle precedenti. Čajkovskij fu invece più fiducioso: «Non è che non sia piaciuta, ma ha prodotto un po’ di sconcerto», scrisse due giorni dopo a Jurgenson. «Per quanto mi riguarda, sono più orgoglioso di questo lavoro
che di qualsiasi mia altra opera.» Era stata semplicemente bollata come Sesta Sinfonia: Si minore e Modest rivendicava questo titolo come quello definitivo. Dopo l’esecuzione, i due fratelli avevano discusso sull’argomento, ma senza decidere nulla: «Lasciai la stanza con Pëtr Il’ič che non aveva ancora deciso nulla», ricordò Modest. «Poi, all’improvviso, mi venne in mente il titolo Pathétique. Tornai indietro e ricordo come fosse ieri di aver pronunciato quella parola mentre ero sulla soglia della porta. “Magnifico, Modest, bravo, Pathétique!” – e in mia presenza egli scrisse sulla partitura il nome che da allora le è rimasto.
(da David Brown, Čajkovskij – Guida alla vita e all’ascolto, ilSaggiatore, pgg.392-393)
La voce di Čajkovskij in una registrazione del 1890