Quell’Ambasciata dandy in pianura

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diario

Arrivare all’Ambasciata non è come arrivare a un altro ristorante; è veramente come passare un confine. Come andare  da uno Stato all’altro. Così Vittorio Sgarbi introduce il libro nel quale Romano Tamani, chef e patron nella sua Ambasciata, si racconta. Da una dimensione quotidiana, ordinaria, feriale, si arriva a un altro mondo, come a un gran ballo, a una festa. Da un ufficio a un palazzo; meglio, a un teatro. Un diario, il suo, nel quale si intrecciano – proprio come nell’ambiente caldo e sgargiante, esclusivo e ‘intimo’ del ristorante – la sua storia personale (cominciata da lavapiatti in un ristorante a Soho) con la cultura della bassa padana, e brillano qua e là perle ironiche e stilettate critiche argomentate con laconica saggezza.  È come il bar di Guerre Stellari, pensava Lucio Dalla della sala, un cortile a cui è stato dato un tetto a righe; un ambiente rosso e giallo, un po’ circo un po’ bric à brac. Un’atmosfera – osserva Sgarbi – che vuole ricordare i balli de La Traviata e Il Gattopardo, in una chiave più popolare, coniugata all’Amarcord di Fellini.  Photogallery completa – Voiles 

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