Fotografia e letteratura

medusa1L’attrazione della letteratura per la fotografia ha una storia quasi bisecolare. Che diventi metafora per il suo aspetto tecnico, o sia vista come dettaglio metonimico di un tutto misterioso, l’immagine fotografica dischiude le porte di un altrove di grande fascinazione per lo scrittore. Il saggio L’occhio della Medusa. Fotografia e letteratura (2011) ripercorre attraverso esempi e teorie questa ricca relazione.

Intervista a Remo Ceserani 

«Con il piacere è come con le fotografie. Quello che si realizza in presenza dell’essere amato non è che un cliché negativo, lo si sviluppa dopo, una volta arrivati a casa, quando si ritrova a propria disposizione quell’interiore camera oscura il cui ingresso è interdetto finché si sta con la gente».
Partiamo da questa citazione da All’ombra delle fanciulle in fiore di Proust – una citazione nella quale la fotografia è usata come metafora, come lei dice «vagamente freudiana» – per parlare del ruolo della fotografia nella letteratura. In Proust la fotografia è molto presente. In che modo?
proust
È presente in tanti modi diversi, tutti ispirati da una forte attrazione, un vero e proprio fascino, per la tecnologia fotografica: anzitutto come ritratto di persone conosciute e amate (famosi i passi sulla fotografia della nonna di Marcel, che rielaborano i temi della memoria e della morte), poi come strumento di ricostruzione di luoghi ed eventi del passato, poi come spinta a numerose applicazioni metaforiche, del tempo, della memoria, del procedimento stesso della scrittura. Il passo che lei cita si collega curiosamente, anche se non può esserci un rapporto diretto, con una pagina di Freud in Der Mann Moses (1934-38), là dove Freud, per spiegare il fenomeno della rimozione dei ricordi traumatici dell’infanzia, ricorre all’analogia con la tecnica fotografica e cioè con quella della lastra fotografica che riceve un’immagine, può tenerla dentro di sé a lungo e può essere sviluppata in futuro, in qualsiasi momento: «Ciò che i bambini di due anni hanno vissuto e non compreso, possono benissimo non ricordarlo mai più se non in sogno».  Continua a leggere