
Colazione in campagna con Proust – foto da “Album Proust”, a cura di Luciano De Maria, Meridiani Mondadori, 1987
Tra i fotografi più originali e memorabili del Novecento, Brassaï è stato anche giornalista, scultore e scrittore. Amava la letteratura e la lingua francese più di ogni altra.Arrivato a Parigi nel 1924 , Brassaï iniziò da autodidatta leggendo Proust; catturato dalla sensualità e dalle strategie visive della sua scrittura, ben presto si convinse di aver scoperto uno spirito affine. Scrisse: «Nella sua battaglia contro il tempo – nemico della nostra esistenza precaria, sempre all’offensiva anche se mai apertamente così – era nella fotografia – nata anche dal desiderio secolare di fermare il momento, di strapparlo dal flusso della durata, e fissarlo per sempre in una parvenza di eternità – che Proust trovava il suo migliore alleato». Nella sua scrittura Brassaï citava Proust, e dai libri annotati nella sua biblioteca sappiamo che trascorse tutta la vita a studiare e sezionare la prosa di Proust , spesso riga per riga.
Grazie alla sua esperienza di fotografo e autore Brassaï scopre un aspetto trascurato di Proust, offre uno studio affascinante del ruolo della fotografia sia nella sua opera che nella cultura all’inizio del Ventesimo secolo. Brassaï ci mostra come Proust fosse molto interessato a possedere i ritratti dei suoi conoscenti , e come il processo con cui ricordava e scriveva fosse molto simile al modo in cui le fotografie si imprimono e rivelano le immagini della vita. Il saggio in inglese, Proust in the Power of Photography.